TESTI CRITICI
-2010 Le Sante sospese di Sandro. Di Yota Anghelou (Achitetto, Milano)
Dimorano nella semplicità del momento presente, ma soprattutto nello spazio metafisico arcaico e futuro. Non sono per niente una magica illusione. Non nascondono la loro vera natura. Sono intriganti e belle nel loro realismo. Le donne queste sante-non sante ci hanno sempre nutrito e dissetato. Hanno dato la loro anima e corpo a tutta l’umanità. Come ninfe ci hanno iniziato ai piaceri della natura e come pizie prevedendo il futuro ci hanno protetto dalle avversità della vita. Che gratificazione vederle tutte animate in questi bei quadri!! Splendidi anche i panorami delle città antiche che bruciano, I cieli e specialmente La luce "Caravaggesca".
2010 - LA SOFFITTA di Colonnata, galleria d’arte impegnata da anni sul territorio fiorentino con proposte di elevata qualità artistica, propone per il mese di marzo la mostra “Le Sante Sospese”, opere pittoriche di TOLEMAIOS, al secolo Sandro Becucci, pittore emergente dal curriculum particolarmente variegato ed eclettico. Tolemaios ha saputo unire all’esperienza pittorica varie discipline artistiche. Dal teatro alla musica che hanno costellato il suo percorso fin dal tempo degli studi artistici, alla scultura e decorazione del periodo in cui alla pittura ha saputo applicare fruttuosamente una vasta ed interessante produzione di artigianato artistico, con la quale ha avuto successo ed accesso in molti paesi del mondo, con mostre in Europa, U.S.A., Giappone e Singapore. L’attuale ciclo pittorico di Tolemaios è frutto di viaggi di studio nei quali meditazione, schizzi e appunti visivi hanno portato all’elaborazione del linguaggio simbolico ma rigorosamente figurativo di questo ciclo di dipinti. Per dirla con le parole dell’artista: <Questa serie di dipinti da libero sfogo alle mie elucubrazioni, alle fantasie e riflessioni su vari argomenti tra loro interconnessi: la donna come essere biologico e psichico, la sua immagine sociale e storica, il potere e le credenze religiose, il “paganesimo” politeista e il monoteismo, le mitologie. Il linguaggio è simbolico, ironico, burlesco, a volte blasfemo quando fa il verso stravolgendola all’iconografia cristiana; sempre evocativo. Il “Bello”, le immagini e la storia del mondo antico classico greco-romano mi hanno sempre appassionato e da li traggo la mia ispirazione, oltre che dal ‘600 barocco, da Caravaggio e i suoi epigoni...>
ABRACADABRA Art Gallery –Firenze, Via dell'Amorino 9 rosso
Mostra di pittura "Le Sante Sospese ed altri Meditapinti" di SANDRO PTOLEMÆUS BECUCCI
Realismo e visionarietà trovano nell'opera pittorica di Sandro Becucci “Tolemaios" un inusuale terreno d'incontro tramutando l'ideale contrapposizione in speciale empatia. .
Al lume della mitologia, della storia, dell'arte, della conoscenza di culture e religioni diverse, il nostro Tolemaios formula un simbolismo rinnovato nei propri termini espressivi negando quel verbo antirealista che lo ha contraddistinto nel suo itinere e soprattutto negando il distanziarsi dalle problematiche sociali e morali che qui invece informano il pensiero dell'artista. Come un alchimista costruisce la forza evocativa dell'immagine dal crogiuolo di una molteplicità di suggestioni, anche antinomiche, e la stessa teatralità, così connaturata alla sua cifra, appare fondarsi sul connubio tra sacralità e sacrilegio. Questo sapore aleggia in ogni sua mise-en-scene arricchito e nutrito anche dal suo precedente percorso di raffinato creatore di maschere da cui deriva il gusto di impreziosire lo spartito compositivo di dettagli architettonici o decorativi e di omaggi a modelli iconografici - ora riletti e modificati, ora volutamente esplicitati - desunti prevalentemente dall'arte classica e dal barocco.
Il ciclo delle "sante sospese" diviene emblematico di una ricerca costantemente rivolta ad armonizzare le incoerenze: come atto di accusa verso ogni dogmatizzazione, sempre strumentale, come riconoscimento e celebrazione della complessità della natura umana, e femminea in particolare, come liberalizzazione di qualunque dogana culturale. In ciò l'artista si riappropria del ruolo che gli compete facendosi interprete del proprio mondo e del proprio tempo e intanto gettando, attraverso la sua opera, un ponte ideale tra archetipo e contemporaneità.
Le sue Sante - che, come lui stesso scrive, sono anche streghe, sacerdotesse, maghe o vestali - nella loro carnale bellezza - perché è evidente la scelta dell'avvenente modello di femminilità - ricongiungono una concezione di classicità ad una di assoluta attualità: in fondo tutte e due stereotipi ma rivisitati, nella loro contestualizzazione scenica, per amalgamare sensualità e spiritualità, per riconnettere cultura e istinto, anima e materia, come valori che ci appartengono in ugual misura anziché comunicare significati di senso opposto.
Dramma e irriverenza si combinano nella poetica di Becucci perché all'impegno della pratica pittorica, alla consapevolezza dell'azzardo tematico e filosofico, fa coincidere la leggerezza di un sorriso ironico. Alla fine il simbolismo delle sue narrazioni riconduce sempre al superamento del ricorrente dualismo: lo abbiamo visto tra angelico e demoniaco, religione e paganesimo, teatro e realtà, ma anche, nel verso pittorico, tra luce e ombra, citazione e invenzione, e qui si configura in donne aureolate "sospese", come lui stesso dice, in una dimensione che è insieme estasi e orgasmo. Appartengono allo stesso clima, in questa loro immagine pittoricamente sontuosa e trasgressiva, delle parole di Marina Cvetaeva quando scrive che l'anima per l'uomo comune è il vertice della spiritualità e per l'uomo spirituale "è quasi carne”. - Firenze, 16 Giugno 2011
Roberta Fiorini
MOSTRA "I MASCHERERI" - MASCHERE D'AUTORE DI SANDRO BECUCCI.
ART ATELIER HOTEL - Via dell'Amorino 20 rosso, Firenze - dal 10 al 29 febbraio 2012
Sandro Becucci oltre che pittore, per oltre 25 anni è stato creatore e produttore di maschere ed oggetti in cartapesta che in realtà sono vere e proprie sculture a tutti gli effetti. La tecnica della cartapesta e l’arte della patinatura hanno permesso all’artista di imitare anche materiali più nobili e solidi quali bronzo, oro, argento, cuoio, legno porcellana, terracotta. In altri casi invece è la decorazione pittorica brillante e colorata o anche accessori preziosi come strass Swarovski, trine e pizzi induriti con caolini ad intessere la trama decorativa di queste opere. In questa mostra all’Art Atelier Hotel si presenta esponendo un’ampia retrospettiva di pezzi facenti parte dei campionari creati ed utilizzati da I MASCHERERI.
I Maschereri Atelier d’Arte fu fondato dall’artista nel 1977 e chiuso nel 2002, anno in cui Becucci, si dà completamente al suo progetto pittorico “Le Sante Sospese”.
Le maschere, le marionette e gli altri oggetti in esposizione sono state prodotte tra il 1980 e il 2000. Non mancherà comunque qualche sorpresa creata ad hoc per questo evento in particolare.
Nota di ART ATELIER HOTEL
“IL SACRO E IL PROFANO” Mostra di Sandro Becucci e Carlo Berti, presso “Caffè Curtatone” di Firenze
“SACRO E PROFANO” è il titolo della mostra di Sandro Becucci e Carlo Berti, ma è anche uno dei temi più discussi, più sentiti nella nostra cultura occidentale. Due componenti da sempre in lotta tra loro, in perenne antitesi, ma anche due facce della stessa medaglia, centro della vita umana e motore di tutto. Due estremi, che si attraggano e si respingono, si incontrano e si scontrano, ma che sono in realtà l’uno la conseguenza dell’altro, fondendosi in quel contrasto armonico che è l’Amore. L’amore come principio e origine di tutto, “…amor che move il sol e le altre stelle…” diceva Dante; ma anche amore come sintesi di quella perenne dualità tra sacro e profano. Dunque da una parte” l’amore profano”, inteso in senso fisico, come desiderio, espressione di piacere e passione; dall’altra, l’opposta ma imprescindibile componente “nell’amore sacro”, ovvero metafisico, trascendentale ed inteso come armonia e congiunzione spirituale.
Sandro Becucci dà sicuramente voce a quella parte più “profana”, più fisica: nei suoi dipinti la nuda bellezza del corpo femminile rivendica a gran voce la forse scomoda, ma quanto mai naturale, necessità di una sensualità edonistica. Figure statuarie, voluttuose, conturbanti e peccaminose, se vogliamo, ma che ci ricordano senza ipocrisia, che amore mistico e atto sessuale sono facce della stessa medaglia. Nei dipinti di Sandro, sacerdotesse, sante e vestali mostrano senza reticenza il proprio corpo: ma se da un lato appagano gli appetiti voyeuristici, dall’altro attraverso la loro provocante nudità ci parlano però di quella potente forza, istintuale e creatrice, di quell’intuito primordiale, di quell’archetipo che dà energia. Pablo Picasso amava sostenere che” l’arte è sempre pericolosa e non è mai casta, altrimenti non sarebbe arte”.
Come dargli torto: la nudità indubbiamente colpisce, fa da potente catalizzatore, è istigatrice. Sandro Becucci servendosi magistralmente sia del potere di fascinazione del corpo femminile, così come di attenti giochi di luce ed ombra di gusto un po’ caravaggesco, di una grande sensibilità scenografica (evidente nelle studiate inquadrature, spesso molto ravvicinate, che concorrono a creare un forte impatto visivo ed emozionale, oppure ancora nell’uso scenico di mantelli o tendaggi); così come di un linguaggio estremamente simbolico- ironico, alle volte persino dissacrante, scardina convenzioni religiose, stereotipi e rompe le catene di un'esistenza non conforme ai bisogni più autentici, per ritrovare attraverso l’essenza femminile, quella "creatività passionale e quel sapere ancestrale".
Invece, l’arte di Carlo Berti ci parla di quell’altra faccia della medaglia, di quel bisogno di ricerca di armonia e sublimazione spirituale insita in ognuno di noi. Ma come trasmetterci, descriverci un sentimento così profondo, intangibile ed evanescente? Carlo Berti lo fa attraverso un interessantissimo gioco di delicate epifanie e continui nascondimenti; nei suoi dipinti la figura non prende vita grazie ad una modellazione plastica, ma bensì, proprio come l’immagine riflessa in uno specchio d’acqua, emerge attraverso complicati giochi di scomposizioni cromatiche e geometriche. Con una grandeur immaginativa, cela e rivela ad esempio, l’affettuosità di una Madonna con il Bambino teneramente allacciati o ci parla della Misericordia Divina che porta Gesù a sacrificarsi per salvare l’umanità. Temi che indubbiamente hanno alle spalle una lunga tradizione, ma che Carlo Berti rivisita in chiave decisamente moderna, un po’ “pop”, se vogliamo. Nulla è lasciato al caso, forme circolari, linee curvilinee e colori si corrispondono, si riprendono e si allontanano, dando vita ad una composizione estremamente bilanciata e matematicamente controllata. La teoria cromatica rompe però la rigidità matematica, conferendo alle opere brio, leggerezza e dinamicità.
“SACRO E PROFANO” è sicuramente una mostra che accende i riflettori su una imprescindibile dualità, che ci richiama alla mente la bella favola di “Amore e Psiche” di Apuleio, che come tutte le leggende, dietro la piacevolezza del racconto nasconde un importante un significato allegorico; Amore, cioè Cupido, o secondo la mitologia greca Eros, è identificato come il signore dell’amore e del desiderio, mentre Psiche, mortale dalla straordinaria bellezza, simboleggia l’anima. Come ci racconta Apuleio, Cupido, dopo molte vicissitudine e grazie all’aiuto di Giove, riesce ad unirsi misticamente alla donna amata, Psiche, donandole così l’immortalità. Dalla loro unione, cioè dal congiungimento dell’anima e dell’eros nasce, Piacere.
Sandro Becucci e Carlo Berti con le loro opere, a mio avviso, ci mostrano chiaramente l’importanza di prendere coscienza di una dualità che è insita in ognuno di noi e di tendere a quella unione degli opposti, attraverso la quale è possibile giungere all’estasi mistica e ad una forma di vera conoscenza.
Del resto, Daniele Luttazzi afferma giustamente che: “l’immaginario deve poter oscillare tra sacro e profano per essere sano”. 30 gennaio 2013
Virginia Bazzechi Ganucci Cancellieri
AUTO - CRITICHE
2013 26 feb
Elisabetta Manco: Ciao Alfonso, Si lo è un grande artista, non solo per i concetti che esprime, ma i suoi tratti nell'Arcangelo (L’Angelo Sterminatore) e nel Budda (in Love Devotion & Sourrender) ci ricordano moltissimo la perfezione che caratterizza l'artista rinascimentale fiorentino sembrano sculture che vengono fuori dal quadro stesso.
Elisabetta Manco: La domanda alla quale voglio che tu (Sandro) risponda in un solo minuto per il web è: “Cosa è per te la santità e perché la rappresenti in questo modo così forte, comprensibile solo in parte da pochi”; e “cosa direbbe la chiesa (non è che sia importante forse il suo giudizio per molti) di tali scene che io trovo meravigliose? pensa alla risposta in modo incisivo e concreto per un video di soli 5 minuti!
Sandro Becucci: Cara Elisabetta, rispondere in un minuto non ad una ma addirittura due domande da “cento pistole” non è cosa semplice, ma mi proverò cercando di essere più “visionario” possibile.
La santità delle Sante Sospese è………. La capacità di entrare in contatto con il trascendente senza lasciare indietro il corpo anzi, utilizzando al tal fine l’eros, fondendo bellezza esteriore con quella interiore, come in un gioco di specchi che magnifica il sublime e ti porta dentro un estatico nirvana.
L’atto sessuale non è mai rappresentato perché l’eros si immagina generato dall’interno come autocombustione di un’anima eletta.
La chiesa non può capire tutto questo perché parte da presupposti dualistici e strumentali, divide invece di unire: bene/male, puro/impuro, terreno/ultraterreno, aldiquà/aldilà; e ancora: timore, peccato, colpa………. Nella misoginia paolina il corpo viene lasciato indietro come impuro strumento di peccato. Inutile in quanto si immaginavano “fine del mondo” (terreno) e “avvento della città celeste” (ultraterreno) incombenti, rendendo così la procreazione un atto di infedeltà.
Invece, nel mondo dionisiaco dell’eros sublime viene capita la relatività del bene e del male, trasformandola in creazione e distruzione, yin e yang, ciclico Tao. Sacro e profano vanno insieme come anche carnale e spirituale e i corpi de “Le Sante Sospese” nell’estasi tra cielo e terra, sono sempre belli, anche quando non sono più giovanissimi, soprattutto se non sono bellezze di plastica, ancor più quando sono di forme abbondanti come una Grande Madre primitiva.
Sandro PTOLEMÆUS Becucci - 2/2/2013