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EVA, OVVERO L’INDECISA

DIMENSIONI

80x120cm

TECNICA E SUPPORTO

olio e acrilico su tela – oil and acrylic on canvas

ANNO

2009

PROGETTO

Il dipinto è parte del ciclo “Le Sante Sospese”

L’immagine, come spesso accade, rappresenta una specie di storia: quella di Pollicino, che perduto nel bosco, ritrova la strada seguendo dei segni da lui lasciati. Nel caso di questa Eva principio femminile assoluto e mitico, i segni servono ad indicare una nuova strada, quasi una evoluzione, nella foresta oscura dell’istinto e dell’incoscienza. I segni sono umidi, acquatici: chiocciole, conchiglie, nautili, che portano appunto ad una pozza d’acqua, madre della vita e da cui la vita proviene e in cui giace la mela simbolo della presa di coscienza, del discernimento tra bene e male, dell’affrancarsi della mente umana dall’indistinto e dall’indefinito. La rivelazione della coscienza di se, la costruzione di un ego individuale, che spesso ci tiene prigionieri, ma che è la cifra umana per eccellenza. Nella mitologia ebraica Eva viene incaricata di questo compito, apparentemente trasgressivo, di traghettare l’umanità attraverso l’evoluzione dei tessuti, fino allo sviluppo di un sistema nervoso che comprenda anche la corteccia cerebrale. Da li la fonte di molti dualismi quali istinto-ragione, bene-male, bianco-nero e cosi via fino all’umana illusione del discernimento razionale, il classificare il dividere il diverso e il raggruppare il simile, cosa di cui l’uomo ormai può difficilmente fare a meno.
È “indecisa” perché avverte l’importanza e l’irreversibilità della scelta che sta per compiere: una via da cui non si potrà tornare indietro. Adamo non ha il coraggio di “disubbidire” a dio. È lei che si relaziona con il portatore di luce, “Lucifero” che è incarnato nel serpente, simbolo di sapienza e scienza. Per questa trasgressione, per questa presa di coscienza opera di Eva l’indecisa, l’eden scompare, si dissolve per far posto alla realtà e alla sofferenza dell’esistenza umana percepita in tutta la sua tragica materialità. È strano e ci fa porre domande il constatare come nel mito dell’eden, la figura di Lucifero, portatore della coscienza del bene e del male, della luce della razionalità, sia associato se non addirittura assimilato al principio del male, del demonio, della superbia di volersi regolare da soli, senza la sudditanza ad una divinità. S.B.

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